ORIGAMI

Tutte le superfici hanno una profondità

Specie in una città d’arte come Venezia tra il “sapere” ufficiale solidamente inquadrato nella categoria dei Beni Culturali e quel ribollire di graffi murari figli della contemporaneità, esiste un’ampia ed inesplorata area di segni dal forte contenuto narrativo, destinati per la loro natura allo smarrimento, alla diluizione, quando non alla materiale rimozione. Sono quelli che ho iniziato a chiamare i Mali Culturali. La caratteristica principale di questi frammenti narrativi è che si accumulano negli intonaci della città, che non ambiscono alla perpetuità, e ciononostante -in alcuni casi- risultano capaci di gettare una luce sulla natura della nostra epoca. Questo progetto vuole essere uno stimolo per compiere una riflessione sulla natura della città d’arte nel nostro tempo.

Origami n°1

BAR ROSSO

45.434542081, 12.3236437077

Questo muro si trova all’interno del “Bar Rosso”. Vi basterà chiedere di utilizzare i servizi per vederlo. Prima di entrare in bagno passerete infatti per una piccola corte scoperta, in cui di solito si affolla una lunga fila. Deve essere stata proprio questa sospensione da attesa ad aver ispirato lo sconosciuto scriba che per primo ha estratto un mazzo di chiavi per incidere qualcosa, avviando così un fenomeno che per emulazioni successive e stratificate ha reso oggi l’intonaco un fitto intarsio che ricorda una misteriosa scrittura cuneiforme.

Origami n°2 e Origami n°3

RAMO DE L'ANZOLO e PONTE DE L'ANZOLO

45.43569379, 12.340156189

A pochi passi da Piazza San Marco si dipana su pianta arabesca un reticolato di piccole e affollate callette. Milioni di persone attraversano queste pieghe della carta ogni anno senza mai entrare in relazione profonda con il luogo, è uno scorrere. Diventa persino difficile capire la differenza tra i tratti di questo labirinto, mancano reali punti di riferimento, le vetrine sovrailluminate ed accecanti rendono ogni luogo inevitabilmente simile all’altro. Allo sguardo attento non sfuggono però piccole tracce lasciate da questo fiumare di vite. Sono solchi, nomi, simboli e brevi frasi spesso poco significative che compaiono sugli intonaci. Talvolta sembrano rivendicazioni di proprietà, altre volte sembrano il frutto solerte e ripetuto dell’attività giornaliera d’un annoiato portabagagli mentre fuma la rituale sigaretta tra le chiamate. Queste sovrapposizioni di segni appaiono oggi l’unico modo in cui si entra veramente in relazione con questo luogo, in questo spazio. E così inevitabilmente questi segni grossolani, quasi caricaturali, finiscono per apparire l’unico ritratto realistico di questa parte di città in questo momento storico.

MALI CULTURALI